Copyright Little Swastika
Se quest’estate siete di passaggio in Italia, e precisamente a Reggio Emilia, potreste incappare in una mostra che, con vostra sorpresa, mette in primo piano il simbolo che nell’immaginario comune è associato al nazismo: la svastica. La mostra comprende dipinti, sculture, fotografie e l’artista dietro a questa iniziativa si fa chiamare proprio Little Swastika. Tatuatore di professione e proprietario della galleria d’arte Psyland 25, in Germania, Little Swastika porta il tatuaggio all’estremo: i suoi tatuaggi ricoprono intere parti del corpo.
Per lui “la pelle è solo una tela” e la svastica è una presenza costante nel suo lavoro. Viene spontaneo domandarsi se questo artista e i suoi clienti non abbiano un legame o una simpatia per il neonazismo, ma non è così, anzi, la loro intenzione è totalmente opposta. Questo simbolo, che è sempre stato associato al nazismo e all’orrore della Shoah, aveva un significato ben diverso prima che Hitler se ne appropriasse. Attualmente, stanno avendo luogo in diverse parti del mondo numerosi eventi e iniziative con lo scopo di riqualificare il significato della svastica.
La svastica: un simbolo ancestrale e multicolore
L’origine della svastica risale alla preistoria. Le prime testimonianze si trovano in Cina e in tutta l’Asia dell’est, ma anche in Europa in paesi come la Russia, l’Ucraina, la Grecia e anche nella penisola Scandinava. Il paese dove la presenza della svastica è più importante, però, è l’India. Il termine “svastica” infatti deriva dal sanscrito ed è sinonimo di felicità, di benessere e di buona fortuna. È il simbolo della natura, dell’amore e anche del moto del sole. In Europa, e soprattutto in Ucraina dove la svastica rappresentava la fertilità, alcuni scavi archeologici hanno rivelato la presenza di questo simbolo su molti mosaici, ceramiche e sculture.
Perché, allora, nel 1920 Adolf Hitler decise di utilizzarla con il nome di “hakenkreuz” (“svastica” in tedesco) come simbolo del suo partito politico antisemita? La risposta sta nel significato della parola “ariano”. Questo termine, infatti, deriva dal sanscrito “arya” e si riferisce a un buon padre di famiglia, buon credente e amico della comunità. Hitler riprese a suo vantaggio questo concetto e lo associò all’ideale di uomo alto, biondo, forte e simbolo della superiorità della nazione tedesca.
Prima dell’appropriazione della svastica da parte dei nazisti, questo segno era presente nella cultura contemporanea di tutto il mondo. Lo si trova, per esempio, in alcune pubblicità, su alcune lattine di birra, nel nome di una rivista americana, sulle copertine di libri del calibro di Poesie di Rudyard Kipling e persino come logo della Coca-Cola.
Il progetto di riqualificazione del simbolo
La mostra che avrà luogo in Italia tra luglio e agosto non è certo la prima iniziativa di questo genere. Il precursore del movimento è Patrick Charles Kemball, deceduto nel 2012, che con lo pseudonimo di ManWoman ha firmato l’opera Gentle Swastika, Reclaming the Innocence (edito in Italia con il titolo “Hitler non ha inventato la svastica”). ManWoman disse di avere avuto una rivelazione durante il sonno che lo spinse a diffondere il vero significato del simbolo. Aveva più di duecento svastiche tatuate sul corpo.
Parlando sempre di tatuaggi, dal 2013 nei paesi scandinavi viene organizzata la giornata “Learn to love swastika” durante la quale un gruppo di tatuatori si impegna a realizzare dei tatuaggi gratuiti. In questi paesi questo simbolo millenario ha sempre simboleggiato il caso, la forza, l’energia e la natura. È a Copenaghen che questa iniziativa ha riscosso il successo maggiore: l’hanno scorso hanno partecipato più di cinquantaquattro persone. Quando un giornalista della BBC Radio ha domandato a uno dei tatuatori se ci fosse la possibilità che i neonazisti potessero approfittare dell’iniziativa, quest’ultimo ha risposto che anche se fosse accaduto, se ne sarebbero andati con il simbolo dell’amore tatuato sul corpo.
Copyright Jawny Villany
Questo simbolo sta iniziando a diffondersi anche nel mondo della moda: il designer americano Sinjun Wesson nel 2013 ha lanciato una marca d’abbigliamento usando la svastica come logo. La collezione Spiritual Punx mette in mostra la svastica sulle t-shirt, per esempio sul disegno di un donut rosa, o sotto la frase “you are beautiful”.
Questi tentativi di riqualificazione della svastica hanno dato vita a molte discussioni: è possibile dare nuova vita nella società moderna a questo simbolo settant’anni dopo la Shoah, il genocidio simboleggiato proprio da questo famoso segno? Alcuni risponderanno negativamente, mentre altri faranno sentire la propria voce per difenderlo. È il caso dei gruppi indù che vivono in Europa che nel 2007 si sono opposti a un progetto di legge tedesco che prevedeva il divieto dell’uso della svastica in tutto il continente.
Forse Little Swastika sarà in grado di fornire alcune risposte a questa questione controversa che riguarda il mondo dell’arte di tutto il mondo.