India: il personaggio Modi (2/2)

Olga Benne tradotto da Agnese Biliotti
4 Septembre 2015



Dal 7 aprile al 12 maggio 2014, l’India ha organizzato le più grandi elezioni democratiche della storia, con un corpo elettorale di circa 814 milioni di elettori. Il 26 maggio, il nazionalista indù Narendra Modi, candidato del Bharatiya Janata Party (BJP) – “il partito del popolo indiano”– ha riportato una schiacciante vittoria ed è stato eletto Primo Ministro. In queste ultime settimane, è stato tempo di bilanci.


Fonte: REUTERS
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Per il momento, Narendra Modi non ha preso le decisioni indù-nazionaliste per le quali era atteso al governo. In un discorso del 15 agosto 2014, per esempio, insisteva sulla necessità di ridurre le tensioni comunitarie e di liberarsi della peste del classismo, del comunitarismo, del regionalismo e della discriminazione su base sociale ed economica

Se Modi non ha adottato le misure mirate a “induizzare” la vita pubblica, ci ha pensato il BJP ad attuarle a livello di stati regionali. È così che, per esempio, lo scorso marzo, la vendita o il possesso di buoi sono diventati passibili di cinque anni di galera nello stato del Maharashtra, di cui Mumbai è la capitale. Questa decisione è stata annunciata come una semplice misura di protezione degli animali, ma difficilmente può essere scollegata dalla questione religiosa dato che la vacca è un animale religioso per gli indù. Si perderanno migliaia di posti di lavoro. Questa riforma è stata percepita come un attacco alle minoranze; il mercato della carne bovina è infatti largamente controllato da musulmani. 

Parallelamente, si denoterebbe nella società indiana indù una certa tendenza alla radicalizzazione. L’India ha conosciuto un’impennata di violenze inter-religiose negli ultimi mesi: attacchi contro chiese, stupri, passaggio al tabacco degli Adivasi (una popolazione tribale), etc. Laddove ci si aspetterebbero più decisioni e meno reazioni di condanna da parte del governo, niente è stato fatto. Al contrario, invece, il 5 febbraio 2015, in occasione di un corteo pacifico a Nuova Delhi, 200 cattolici sono stati arrestati e incarcerati. I militanti protestavano giustamente contro la mancanza di sostegno da parte delle autorità di fronte agli attacchi subiti contro i loro luoghi di culto.

Fonte: BBC
Fonte: BBC
Questa tendenza ad optare per una visione estrema dell’induismo ha anche delle ripercussioni sullo status delle donne del Paese. A due anni dallo scandalo dello stupro di gruppo e dell’uccisione di una studentessa su un autobus a Nuova Delhi, le questioni di genere e di mancanza di sicurezza sono lontane dall’essere risolte. Si diffonde l’idea che è responsabilità delle donne proteggersi da uno stupro pertanto la BBC ha dedicato un documentario all’argomento che è uscito lo scorso marzo. 

Con l’intervista a uno dei violentatori della studentessa di Nuova Delhi, questo documentario ha particolarmente sconvolto il pubblico e scatenato varie reazioni. Doveva essere trasmesso alla televisione indiana in occasione della Giornata internazionale della donna, poi alla fine è stato vietato. Nonostante gli inopportuni tentativi di impedirne la diffusione su Youtube, o forse proprio grazie a questi, il film è stato un vero e proprio successo e il dibattito è continuato giorno dopo giorno su internet. L’emancipazione delle donne e i tabù della società tradizionale rimangono temi cruciali in India.  

Questi argomenti necessiterebbero di misure ingenti per quanto riguarda l’informazione, l’istruzione e proposte di dibattiti pubblici, ma per il momento le autorità continuano a “fare lo struzzo”. 

Il successo della politica estera: per un’India più grande dell’India

Conosciuto per moltiplicare le dichiarazioni di odio contro il Pakistan e col divieto di soggiorno negli Stati Uniti per incitazione alla violenza, la caoacità di Narendra Modi di rappresentare l’india nel mondo suscitava numerosi dubbi. Tuttavia da più di un anno ha moltiplicato gli spostamenti e non ha smesso di farsi notare positivamente in tutto il mondo. L’obiettivo delle sue visite è di ridare gloria all’India. Narendra Modi vuole riportare con forza il suo Paese sulla scena internazionale convertendolo in un’enorme potenza asiatica. L’idea prevede anche di incoraggiare i Paesi stranieri a investire in India, sul progetto Make in India

Orientato ad est, Narendra Modi ha scelto di effettuare la sua prima visita in Giappone, con l’intento si stabilire una relazione privilegiata con tale paese. Quanto alla Cina, rivale storica dell’India, ha saputo allacciare legami cordiali incontrando Xi Jinping nei due Paesi. Per quanto concerne la spinosa questione delle frontiere, il Primo ministro indiano ha firmato con Pechino dei contratti per l’ammontare di circa 12 miliardi di dollari. Sono stati fatti passi avanti anche verso la Russia. Per quanto riguarda i paesi più vicini Modi ha saputo calmare le tensioni, soprattutto col Bangladesh, e non nasconde la sua ambizione di fare dell’India il Paese leader del gruppo SAARC, “South Asian Association for Regional Cooperation”.

Fonte: US News
Fonte: US News
Le sue mani tese verso le potenze in via di sviluppo non gli hanno impedito di intrattenere delle buone relazioni con i Paesi occidentali. Quest’anno è stato ricevuto come ospite d’onore da Barack Obama, François Hollande e Angela Merkel. In ogni città in cui si è recato, gli indiani residenti all’estero gli hanno riservato un caloroso benvenuto. Anche la diaspora rappresenta un ponte con gli altri Paesi. 

Un “aguzzino” diventato eroe?

Da più di trenta anni, l’India non si era mai trovata in una situazione di maggioranza assoluta in Parlamento. Se aggiungiamo anche il carisma del suo Primo ministro, sembra proprio che per la prima volta il Paese abbia l’opportunità di intraprendere un vero cambiamento. In assenza di un’opposizione seria, Narendra Modi parla già di un secondo mandato, considerando la grandezza di potere che gli è stata affidata ma anche i progetti che ha messo in cantiere. La presenza di un potere più efficace, forte e centralizzato dovrebbe permettere all’India di dinamizzarsi, unificarsi, proporre un’immagine più leggibile e soprattutto far riacquisire al popolo indiano la fiducia verso il Paese. 

Una cosa è certa, durante la sua campagna, e per tutto questo primo anno, Narendra Modi ha vinto una battaglia: quella della comunicazione. È passato dall’immagine pubblica del tiranno a quella di un vero salvatore per i cittadini, le imprese e i Paesi stranieri. Modi sembra oggi aver l’appoggio ovunque vada e non esita a riaffermare la sua immagine mediatica a “colpi di marketing”. Il 21 giugno scorso, per esempio, la sua comparsa sul tappetino tra la folla in occasione della prima Giornata Internazionale di Yoga è stata ancora una volta un successo. Presentandosi come uno stacanovista è stato al centro dell’attenzione tutto l’anno, mentre i suoi ministri sono rimasti fuori dai media. 

Fonte: Business Insider
Fonte: Business Insider
È naturalmente possibile interrogarsi sulla capacità di un solo uomo di rappresentare l’India in tutta la sua diversità. Gli sforzi comunicativi sono stati ripagati e sembrano funzionare attorno al personaggio di “Narendra Modi”, ma sarebbe necessario che questi non fossero fatti a discapito di vere azioni politiche del governo né a discapito delle minoranze. 

È difficile fare il bilancio dei primi quattordici mesi trascorsi al potere. Il disastro annunciato dagli “anti-Modi” non si ha avuto luogo e neppure l’ondata di cambiamento desiderata dagli elettori. Il Primo ministro non si è ancora espresso su un certo numero di argomenti chiave. Dopo più di un anno, il suo silenzio su alcune questioni sociali ha fino ad ora permesso di evitare i grandi conflitti attesi con l’opposizione, ma alcune frange della popolazione cominciano a spazientirsi. Occorrerà dunque aspettare altro tempo per conoscere la reale efficacia della politica di Narendra Modi.

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