Campus americani: paradosso della lotta alla violenza sessuale

Di Thomas Nogris, tradotto da Francesca Lanfredi
11 Décembre 2015



Uno studio condotto nel 2013 dal Dipartimento di Giustizia ha stimato che il maggior numero di crimini a sfondo sessuale avviene tra la popolazione di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Le università americane, al centro di questo argomento delicato e ricorrente da diversi anni, fanno tutto il possibile per aiutare a combattere e prevenire a monte questo flagello. Tuttavia la stragrande maggioranza degli autori di aggressioni sessuali resta impunita. Indagine sul lato oscuro della vita universitaria negli Stati Uniti.


Nel 2014, l’amministrazione Obama ha lanciato la campagna It’s On Us, per la lotta alla forte incidenza delle violenze sessuali, e un gruppo di lavoro è stato inoltre destinato alla protezione degli studenti, categoria ampiamente colpita da piaga. Questa stessa commissione ha inoltre condotto numerosi studi sulla gestione di accuse di stupri o aggressioni sessuali nelle università americane. A seguito di questi studi, 94 istituti sono stati oggetto di ulteriori indagini per la loro cattiva gestione del problema. Secondo KC Johnson, professore di storia presso il Brooklyn College ed esperto del problema della violenza sessuale nelle università "i numeri indicano un tasso di criminalità più alto nei campus universitari che in qualunque città di un qualsiasi Paese".

Attività di prevenzione al centro del calendario universitario

Tuttavia, nonostante questo fatto allarmante, le università sono in prima linea quando si tratta di organizzare la prevenzione. Al di là della lotta a livello federale, le istituzioni hanno aumentato l’impegno per occuparsi del problema e si moltiplicano le campagne e le attività preventive.

Presso la University of North Carolina di Greensboro, struttura pubblica, tutti gli studenti devono seguire un corso online obbligatorio di circa due ore dedicato alla prevenzione e alla definizione di violenza sessuale. Anche se questo corso a volte manca un po’ di realismo, la volontà dell’università dietro a questa campagna è quella di spingere gli studenti a parlare tra loro, e soprattutto ad eliminare l’ambiguità del concetto di violenza sessuale, ancora frainteso da troppi studenti. L'attenzione si concentra in gran parte sulla questione del consenso reciproco.

Uno screenshot del corso online offerto da UNCG
Uno screenshot del corso online offerto da UNCG
In generale, in tutto il Paese, le risorse destinate alla prevenzione sono notevolmente aumentate. Il governo, a livello federale, ha rafforzato la lotta a questo problema, sbloccando fondi per le università in modo che queste possano intensificare le loro azioni e aumentare il personale addetto alla prevenzione.

L’immobilismo delle università nei confronti degli autori di violenze sessuali

Nonostante l’onnipresenza a monte delle istituzioni, la situazione è particolarmente allarmante  quando si parla di repressione. Troppe vittime vengono ignorate dalle università, e gli aggressori restano spesso impuniti. Il più delle volte, queste istituzioni credono effettivamente di avere molto più da perdere che da guadagnare ad informare la polizia di accuse di violenze sessuali che potrebbero danneggiare la loro immagine. Questo risultato è tanto più vero quando si tratta di determinate categorie di studenti.

Il caso della stella del football americano Jameis Winston solleva la questione dell’immunità di cui godono gli studenti- atleti . Nel 2012, Jameis Winston, lanciatore della squadra di football della  Florida State University è stato accusato di violenza sessuale. La sua università, così come la polizia locale, hanno preferito ignorare le accuse e la richiesta d’aiuto della vittima, fino all’uscita del giocatore dall'università. Soltanto una volta fuori dal sistema universitario, è stata avviata un’azione penale contro di lui: probabilmente non verrà giudicato prima del 2017.

Questo caso è indicativo di un problema più grande. Gli studenti-atleti, che rappresentano il 3,3% della popolazione universitaria, secondo diversi studi sarebbero all’origine del 19% delle aggressioni sessuali nei campus, e sarebbero stati condannati soltanto nel 38% dei casi.

Veri e propri ragazzi immagine delle università, questi studenti superstar sono le galline dalle uova d'oro degli istituti. Oltre a rappresentare le loro università nelle competizioni che fruttano guadagni di milioni di dollari, questi sportivi sono anche un'importante fonte di finanziamento irrinunciabile per le università dal momento che molti di essi offrono considerevoli donazioni alla propria struttura di formazione durante la loro carriera. Lo scorso 10 dicembre, Draymond Green, giocatore di basket nei Golden State Warriors, ha offerto 3,1 milioni di dollari alla Michigan State University.

Oltre all'impunità degli studenti-atleti, si può anche citare il caso di alcune confraternite, regolarmente al centro di polemiche per gli abusi che vi si verificano. Anche in questo caso, le università ritengono che sia nel loro interesse coprire questi raduni studenteschi delle classi superiori, economicamente molto vantaggiosi per loro.

Jameis Winston e il suo avvocato. Fonte AP Photo Don Juan Moore
Jameis Winston e il suo avvocato. Fonte AP Photo Don Juan Moore
C'è una spiegazione più razionale a questa triste conclusione: dobbiamo capire che il sistema universitario americano si basa su istituzioni dirette sul modello d’impresa, desiderose di tutelare la propria immagine innanzitutto, al fine di richiamare il maggior numero di studenti che pagano tasse scolastiche che possono arrivare fino a 50.000 dollari all'anno. Questo desiderio costante di promuovere l'Università e di farne pubblicità sfortunatamente va a scapito dell'assistenza e del sostegno alle vittime.

Tra il 2010 e il 2012, il Washington Post ha catalogato tutti i casi di violenza sessuale segnalati dalle università stesse. Il 40% delle università pubbliche non ha segnalato alle autorità alcun caso di violenza sessuale all’interno dei propri edifici. Sorprendente se si considera che secondo molti studi, circa il 20% degli studenti americani sono vittime di violenza sessuale nel corso del loro percorso scolastico.

La responsabilità delle università messa in discussione

Data la mancanza di risposte e di sostegno da parte delle università alle vittime di violenze sessuali, due studentesse della University North Carolina di Chapel Hill, hanno deciso di agire: nel gennaio 2013, Annie Clark e Andrea Pino, hanno attaccato la loro università davanti al tribunale civile, basando la loro azione sul titolo IX degli Education Amendments del 1972.

Questa disposizione permette di coinvolgere la responsabilità di un’istituzione universitaria in caso di discriminazione o trattamento differenziato nei suoi rapporti con gli studenti. Questo è ciò che permette alle vittime di violenza sessuale di chiedere un risarcimento alle istituzioni in quanto non hanno fornito loro l'assistenza richiesta. Annie Clark e Andrea Pino hanno successivamente creato il movimento IXNetwork, e si spostano da più di due anni in giro per gli Stati Uniti per dare sostegno agli studenti vittime di aggressioni e per seguirli nelle pratiche giudiziarie.

La storia di IXNetwork viene raccontata nel film documentario The Hunting Ground, selezione ufficiale del Sundance Film Festival 2015. Paradossalmente questo film è stato  ampiamente trasmesso dalle università americane, in nome della campagna di prevenzione di quest'anno.

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