Tuvalu. Fonte Archivi AP
Atlantide è un mito? La leggenda è sopravvissuta nel corso dei secoli e delle generazioni. Ma le isole che sprofondano sott'acqua potrebbero appartenere alla realtà fra non molto. Le eruzioni vulcaniche che fanno emergere isole in superficie hanno già dimostrato che i fenomeni meteorologici creano cambiamenti duraturi sul pianeta. Al giorno d'oggi è il riscaldamento climatico a mettere sotto sopra la Terra. Porta a un notevole innalzamento del livello dell'acqua. Questo innalzamento del livello degli oceani è dovuto in particolare allo scioglimento dei ghiacciai. Quando la calotta polare fonde, ed è quello che succede dato che gli oceani si scaldano, il livello del mare si alza. Lo stesso è accaduto con la fine dell'era glaciale, 20.000 anni fa. Questo spiega la volontà del Primo ministro di Tuvalu, Enele Spoaga, arrivato a Bruxelles, di chiedere agli Europei una riduzione delle emissioni di diossido di carbonio.
Negli ultimi anni, i satelliti hanno registrato un aumento medio generale del livello degli oceani pari a tre millimetri l'anno. Secondo i dati forniti dal Programma Mondiale per il Clima, questo innalzamento è nettamente superiore a quello verificatosi nel corso degli ultimi secoli.
La superficie di questi due arcipelaghi si riduce
Fonte: AFP Phot / Torsten Blackwood
Situati a livello del mare, Kiribati e Tuvalu sono quindi minacciati di estinzione. L'innalzamento del livello dell'acqua ha già inghiottito una parte di queste isole. A Tuvalu, il punto più alto raggiunge i cinque metri sul livello del mare. Una diga molto debole per fare fronte alla collera degli oceani. Negli ultimi anni, l'oceano è avanzato di circa tre metri sulla costa. Al quarto posto fra gli Stati più piccoli del mondo, alcuni esperti ritengono che fra 50 anni dovremo guardare le fotografie per sapere a cosa assomigliavano le isole Tuvalu.
La visita a Bruxelles del Primo ministro in carica non è stata la prima occasione in cui il Paese ha avanzato una richiesta ai maggiori inquinatori del mondo. Nel 2002 Koloa Talake, l’allora Primo ministro, aveva dichiarato di voler fare causa agli USA e all'Australia. La sua intenzione era quella di far intervenire la Corte internazionale di giustizia dell'Aia, per emissioni smisurate di gas a effetto serra. Durante le successive elezioni, non ha potuto percorrere fino in fondo la propria idea.
Per Kiribati le cose non cambiano. Numerose case sono regolarmente inondate. Gli abitanti, semplicemente, convivono con l'acqua. Questo Paese di 811 km2 è alla ricerca attiva di soluzioni per avere un futuro migliore. L'amara sorte che l'arcipelago si aspetta, lo obbliga a prepararsi al destino inevitabile. Il capo di Stato del Paese, Anote Tong, ha comprato 20 km2 del territorio delle isole Figi per 6,4 milioni di euro. A volte la zona è chiamata "rifugio dei Gilbertesi", appellativo degli abitanti di Kiribati. Servirà anche per le colture agricole del Paese. Visto che attualmente l'unica soluzione sicura è proprio l'esodo.
Ci saranno dei rifugiati climatici?
Il Primo Ministro di Tuvalu è chiaro a tale proposito, l'emigrazione non è la soluzione. A Bruxelles ha dichiarato possibile "collocare gli abitanti di Tuvalu in altri Paesi ma questo non fermerà il riscaldamento climatico. Per salvare il mondo, dobbiamo salvare Tuvalu". Questi problemi crescenti fanno emergere la questione dei rifugiati climatici. Uno status che per il momento non esiste nel diritto internazionale. La giurisdizione non ha definizioni a tale proposito. È stato presentato solo un progetto di convenzione l'anno scorso per proteggere le persone costrette a trasferirsi.
Alcuni abitanti di queste isole del Pacifico cercano asilo ed emigrano verso altri Paesi. Un cittadino delle Kiribati, Ioane Teitiota, aveva presentato una richiesta ufficiale d'asilo in Nuova Zelanda nel 2013. Richiedeva lo status di rifugiato climatico presso il tribunale d'appello di Auckland. La sua richiesta è stata rifiutata. Attualmente, questo status è quindi ancora in fase di definizione.
Incremento delle catastrofi naturali
Le maree sono più alte e le inondazioni più numerose. Questi Stati del Pacifico affrontano fenomeni climatici sempre più forti e distruttori. Vanuatu ne è l'esempio perfetto. Colpito da un ciclone senza precedenti lo scorso marzo, questo arcipelago è stato devastato. Il Presidente Baldwin Londsdale aveva direttamente attribuito le cause di tale catastrofe al riscaldamento climatico. I danni ambientali sono ingenti e anche l'economia ne risente. Kiribati e Tuvalu fanno parte dei dieci Paesi che hanno subito i più gravi danni finanziari causati dal cambiamento climatico.
Per la maggior parte economicamente poco sviluppati, questi Paesi dell'Oceania si ritrovano a dover fronteggiare un avversario più forte di loro. Un avversario contro il quale non si può lottare, la Terra. Per vincere ci si deve muovere ed entrare in simbiosi con lei, prima di tutto contrastando l'inquinamento. La fonte delle polemiche è però il fatto che si tratta di popoli del Pacifico, poco inquinanti, che subiscono le conseguenze dei Paesi Sviluppati. "Dove possono trovare i soldi questi Paesi? Sono i Paesi industrializzati, all'origine del riscaldamento, a doversi assumere la propria responsabilità", aveva avvertito Ronald Jumeau, ambasciatore delle Seychelles per il cambiamento climatico. Su questo punto, la posizione del Primo ministro di Tuvalu a Bruxelles potrà rafforzarsi.
"Trascorsi un solo giorno e una sola notte tremendi, tutto il vostro esercito sprofondò insieme nella terra e allo stesso modo l'isola di Atlantide scomparve sprofondando nel mare" (Platone, Timeo, 25d). Atlantide è un mito? Cosa c'è di vero nella descrizione di Platone? Gli abitanti di Kiribati e di Tuvalu se lo chiedono sicuramente. Visto che se le loro isole dovessero essere sommerse, diventerebbero delle Atlantidi.