Fonte AFP foto/ Raveendran
Durante la campagna, la potenziale vittoria di Narendra Modi ha fatto scorrere fiumi di inchiostro e ha suscitato molta inquietudine. Indiani o stranieri, giornalisti, militanti, scrittori e politologi: tutti hanno voluto dare la loro opinione. Molti hanno previsto un periodo di potere autoritario, alcuni, invece, si sono spinti oltre parlando di fascismo o addirittura hanno immaginato un ritorno allo stato di emergenza come accaduto all’epoca di Gandhi in cui tra il 1975 e il 1976 fu sospesa la democrazia.
Non è necessario andare lontano per trovare l’origine di questi timori. Primo Ministro del Gujarat dal 2001 al 2014, Narendra Modi è stato al centro di numerose polemiche scoppiate il più delle volte a causa della sua retorica giudicata islamofoba. L’uomo politico è rimasto sotto i riflettori soprattutto nel febbraio 2002 in occasione delle sommosse contro i musulmani sollevatesi nel Gujarat durante le quali circa duemila persone avevano trovato la morte in poche settimane.
L’amministrazione diretta da Modi era stata accusata di non aver lottato a sufficienza contro queste violenze e in alcuni casi persino di averle incoraggiate. Modi è anche membro di vecchia data del movimento Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS, Organizzazione Patriottica Nazionale), considerato storicamente come il fondamento ideologico del BJP. Apertamente ispirato ai movimenti dell’estrema destra europea degli anni trenta, questo gruppo auspica, tra le altre cose, a rimpiazzare lo stato laico con uno stato teocratico indù. Tuttavia, il secolarismo è garantito dalla costituzione del 1947 e circa il 20% della popolazione indiana non è indù.
L'uomo provvidenziale
Narendra Modi è stato appoggiato da un solido nucleo di hindutvawadis (partigiani dell’ideologia nazionale indù) ma questi ultimi non sono i soli ad aver votato il BJP nel 2014. L’attuale Primo Ministro è gradualmente riuscito ad ampliare il suo elettorato fino a ottenere la quasi unanimità. La reputazione di self-made man che ha cominciato la carriera vendendo tè ha certamente affascinato gli indiani. Ma al di là dell’aneddoto, è considerato come un uomo vicino al suo popolo che ha saputo risvegliare un enorme desiderio di rinnovamento. Amandeep, un giovane lavoratore indiano che abbiamo incontrato a Bubai, ha condiviso con noi il suo ottimismo: “Lui è la nostra unica speranza. Se lui non riesce a far decollare l'India verso lo sviluppo, nessuno può farlo”.
Quando era governatore del Gujarat, Narendra Modi è stato molto apprezzato per aver modernizzato lo stato e rilanciato la sua crescita. Un grande numero di cittadini ha sperato – in base alle promesse fatte – che tale modello avrebbe potuto essere riprodotto su scala più ampia, cioè sull’intero paese. La crescita economica è stata di certo un obiettivo importante per molti anni in India, ma non ha favorito un miglioramento generale delle condizioni di vita né una riduzione delle ineguaglianze, anzi, ha ottenuto risultati completamente opposti rispetto a quelli desiderati. La frustrazione ha raggiunto il suo apogeo trascinando con sé la sfiducia verso la classe politica tradizionale. I diversi governi che si sono succeduti non hanno proposto modelli più controllati ed equi. Tutti si sono impantanati nell’amalgama della corruzione.
Il principale oppositore del BJP nel 2014, Rahul Gandhi, non era destinato a una carriera politica ma è stato scelto per rappresentare il partito del Congresso in quanto discendente della dinastia Nehru Gandhi. La mancanza di credibilità della sua campagna ha permesso a Narendra Modi di essere da solo nell’arena e dunque di essere presente soprattutto sui media. Rivolgendo i suoi discorsi alle classi popolari e proponendo una visione alternativa è giunto a incarnare agli occhi di tutti la sola via d’uscita all’inerzia politica. È per questo motivo che il popolo indiano si è recato in massa alle urne per fargli occupare il posto di Primo Ministro.
Un uomo irreprensibile nell’ambito del rilancio economico
I primi mesi successivi all’ascesa al potere di Narendra Modi sono stati caratterizzati da un’ accelerazione dello sviluppo economico. Il paese non era all’altezza delle altre potenze emergenti degli ultimi anni, ma il FMI ha recentemente divulgato previsioni di crescita intorno al 7,2%, più della Cina.
Rapidamente Narendra Modi ha assunto delle misure forti nei confronti della liberalizzazione economica. Il governo ha fatto sempre più ricorso a dei partenariati pubblico-privato per modernizzare le infrastrutture. E’ stato annunciato un piano di creazione di cento città intelligenti distribuite sull’intero territorio. E' stato messo a punto un alleggerimento della regolamentazione sugli UDE (Investimenti diretti stranieri). Questi investimenti si sono intensificati in modo spettacolare e nel luglio 2014 si sono innalzati a 3,5 miliardi di dollari, due volte in più rispetto al luglio 2013. La linea politica del governo è palesemente favorevole agli ambienti degli affari. Narendra Modi crede che lo sviluppo del suo paese sia possibile solo attraverso il dinamismo economico e ciò gli è valso il soprannome di Reagan Indien o di Deng Xiao Ping de Delhi su alcune testate internazionali.
Il più grande strumento per amplificare l’economia è quello di semplificare ed alleggerire la regolamentazione e gli iter amministrativi. Essendo molto lunghi, infatti, in India sono un vero freno. Il governo negli ultimi mesi si è lanciato nella caccia alle lentezze burocratiche.
La negligenza sulle questioni ambientali
Rendere più agevole la burocrazia per accelerare la crescita ha significato anche sbarazzarsi delle regole “ingombranti” relative alla protezione dell’ambiente. L'agosto scorso, per esempio, il consiglio nazionale della fauna e della flora aveva autorizzato circa 140 progetti a una velocità impressionante: costruzione di una barriera idroelettrica, di un oleodotto etc. Queste autorizzazioni solitamente necessitano di un lasso di tempo maggiore e sono oggetto di numerose indagini. Com'è possibile, allora, che esse siano state concesse così rapidamente? Scavando a fondo i media sono riusciti a trovare la risposta a questo mistero: la responsabilità di queste decisioni, precedentemente riservate a cinque ONG che agivano per la protezione dell’ambiente, sono state affidate a un’agenzia ambientale dipendente dallo stato di Gurat.
Il giornalista V. Nilesh, redattore presso il Deccan Chronicle ci spiega che secondo lui sono stati dispensati in materia d’ecologia dei progetti "specchio per allodole" , vistosi ma privi di una pianificazione adeguata. «Modi ha monopolizzato lo spazio pubblico con il suo progetto di visualizzazione » Swachh Bharat Abhiyan » (Missione per un’India pulita), per il quale sono stati spesi milioni di rupie. E’ veramente necessario un tale progetto per il mantenimento della pulizia che attribuisca tutta la responsabilità ai comuni? Nel frattempo il governo ha ridotto considerevolmente le spese per l’educazione che oggi è lasciata in balìa delle imprese private che in nome di questa campagna politica devono finanziare l’installazione di bagni nelle scuole pubbliche. « Swachh Vidyalaya » (scuole pulite). Queste stesse imprese hanno beneficiato di agevolazioni fiscali di circa 95 miliardi di rupie nel 2014-2015 ! »
Dimenticati dalla crescita
Il successo di una politica favorevole alla crescita non abbraccia tutti i settori; per esempio quest’anno la diminuzione dei tassi - accordata a due riprese dalla Banca centrale – non ha consentito alla piccole aziende il rilancio del credito. Se da un lato la nuova politica economica è stata favorevole alle multinazionali e per gli investitori stranieri, non ha avuto invece un grande impatto sul commercio locale. L’agricoltura che offre lavoro al 53% della popolazione continua a essere in crisi. Nel budget per il 2015-2016 i fondi che le sono stati assegnati sono stati privati di 50 miliardi di rupie.
Alcuni sottolineano l’assenza di cambiamenti concreti nella vita di coloro che ne hanno bisogno. Ad esempio, il novembre scorso Narendra Modi è stato in visita a Varanasi, la città di cui lui è il principale membro del parlamento, luogo principale della sua campagna. Molto atteso dalla popolazione locale, è andato via lasciando molti delusi: Mayawati, alla testa dello stato dell’Uttar Pradesh, ha denunciato che "invece di prendere delle misure concrete per il benessere dei poveri e dei più indifesi, Modi continua a soffiare nella sua tromba ... ma le promesse populiste da sole non cambieranno le cose ed è doveroso fare qualcosa per le persone abbandonate a loro stesse”.
Il soggetto dimenticato è principalmente il popolo e questo è di certo alla base dell’avvertimento che Narendra Modi ha ricevuto lo scorso 10 febbraio a New Delhi. Mentre il BJP pensava di vincere facilmente lo scrutinio locale alle elezioni legislative del mese di maggio, il partito ha subìto una disfatta schiacciante di fronte a una nuova formazione politica anti- corruzione, l’Aaam Aadmi Party (AAP, Partito dell’Uomo Ordinario). Ottenere il favore della capitale amministrativa è essenziale per il gruppo al potere e questa disfatta costituisce un vero bastone tra le ruote per il governo Modi.
«Dopo la sua elezione, Narendra Modi promette di incrementare la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo economico. Tuttavia, numerosi quartieri della capitale sono privi di acqua e di un sistema fognario funzionante. Su queste questioni Modi non ha offerto soluzioni concrete», ha dichiarato sul giornale belga La Libre Adnan Farooqui, professore di scienze politiche all’università Jamia l’Université Jamia Millia Islamia di Delhi.